E Intesa fu. Il Patto per la Salute 2014 2016 è finalmente chiuso. Per il Ministro della Salute, Beatrice Lorenzin: «si mette in sicurezza il sistema sanitario per le prossime generazioni, affrontando i grandi temi: la longevità, la riorganizzazione del territorio e del personale, garanzia di maggiore efficienza dei servizi, nuovi sistemi di controllo ed efficientamento sia della qualità che della quantità, rimette al centro le politiche sanitarie che guardano alla qualità dell'assistenza e alla prevenzione dopo anni in cui avevamo solo l'ossessione del costo. Questo non vuol dire che non si tengono in equilibrio i bilanci, ma che possiamo cominciare a fare di nuovo programmazione sanitaria».
Si dicono soddisfatti anche i Governatori. «È fondamentale - secondo Luca Coletto coordinatore della Commissione sanità per la Conferenza delle Regioni - aver cristallizzato nel Patto i finanziamenti: i 109 miliardi e 900 milioni 2014, i 112 del 2015, i 115 del 2016 con i quali fare almeno parzialmente fronte alla crescita esponenziale della domanda di salute. Buono infine anche l’accordo sulla premialità da riconoscere alle Regioni che si incamminano verso il rispetto dell’erogazione dei Livelli Essenziali di Assistenza, che andrà concordata tra tutte le Regioni».
Un documento di 30 articoli che - si legge nelle premesse istituzionali - “ha l’ambizione di considerare il sistema salute come un insieme di attori che costituiscono valore per il sistema paese". La salute è vista non più come una fonte di costo, bensì come un investimento economico e sociale.
Un testo che, a parte qualche rinvio a provvedimenti successivi per l’aggiornamento dei LEA, del nomenclatore tariffario per le protesi audiovisive e del sistema di compartecipazione alla spesa sanitaria (da chiudere entro novembre), incide su tutta l’organizzazione del Servizio sanitario nazionale. Tra i punti nodali del testo, vi sono, infatti: l’adozione del regolamento sugli standard qualitativi, strutturali, tecnologici e quantitativi previsti dal decreto 95/2012 e l’accelerazione sulla costituzione delle Uccp e Aft per la medicina convenzionata, che costituiranno “le uniche forme di aggregazione delle cure primarie". Strumenti, insomma, diretti al potenziamento della medicina territoriale e alla riduzione dei ricoveri inappropriati. Novità interessanti anche per le Regioni in Piano di rientro che non potranno più avere i Governatori come Commissari ad acta e incontreranno meno vincoli nello sblocco del turn over.