Da Dr. House a Grey’s Anatomy, a Private Practice. Chi segue le serie tv americane ambientate negli ospedali lo ha sicuramente notato: medici, tecnici di laboratorio, infermieri che dicono il loro nome al paziente, spiegano il loro ruolo, gli esami diagnostici che intendono eseguire, le cure che dovranno prescrivere. Non solo fiction, spesso questa è realtà. Oppure no, se è vero che il movimento Slow Medicine ha lanciato in questi giorni la Campagna #Buongiorno io sono… (LINK). Un cartello dove mettere la foto del professionista sanitario, il nome e il ruolo; un cartello per testimoniare l’impegno per una relazione con i pazienti e i loro familiari più rispettosa e giusta, perché l’umanizzazione delle cure parte anche da qui, da un semplice gesto di educazione. E ne sono fermamente convinti i responsabili di Slow Medicine, organizzazione impegnata a promuovere un’idea di cura basata sulla sostenibilità, sull'equità, sull'attenzione alla persona e all’ambiente. Un cartello dove mettere la foto del professionista sanitario, il nome e il ruolo; un cartello per testimoniare l’impegno per una relazione con i pazienti e i loro familiari più rispettosa e giusta, perché l’umanizzazione delle cure parte anche da qui, da un semplice gesto di educazione. E ne sono fermamente convinti i responsabili di Slow Medicine, organizzazione impegnata a promuovere un’idea di cura basata sulla sostenibilità, sull'equità, sull'attenzione alla persona e all’ambiente. La campagna prende spunto da #hellomynameis
(LINK) iniziativa lanciata nel Regno Unito da Kate Granger, medico, ammalata di tumore, dopo una sua esperienza in ospedale, con lo scopo di ricordare a tutti coloro che operano in sanità l’importanza di presentarsi a un paziente con il proprio nome e ruolo: "Sono convita - scrive la Granger sul sito - che non si tratta solo di conoscere il nome di qualcuno, ma è qualcosa di più profondo, si tratta di creare un contatto umano, iniziare una relazione terapeutica e costruire fiducia. È il primo passo per dare cure compassionevoli". E in poco tempo oltre 400 mila operatori di tutto il Regno Unito hanno aderito alla Campagna mettendo le loro foto sul sito e sui social network dedicati. “#Buongiornoiosono...è rispettoso – spiegano i promotori - perché segnala attenzione nei confronti dell’altro e disponibilità a una relazione fra persone. È giusto, perché uno dei diritti fondamentali di ciascuno è sentirsi accolto e riconosciuto nelle relazioni: una relazione con una persona senza nome non è una relazione”.
Del rapporto medico-paziente Agenas si è più volte occupata nel corso delle sue attività, tanto che il recente ebook “Tanto ormai…” (LINK) scritto dal giornalista Anselmo Terminelli cita su questo tema la ricerca di Agenas e Cittadinanzattiva sui modelli di empowerment organizzativo per la valutazione e il miglioramento della qualità dei servizi sanitari (Monitor n. 32
PDF). A proposito dell’indicatore “cura della relazione con paziente”, la ricerca dimostra che c’è ancora molto da lavorare sul tema della formazione del personale di contatto, visto che, tra le 54 strutture sanitarie intervistate, si tratta di un tema che ottiene appena la sufficienza (6,00).