Alla fine eccola la “Revisione Ocse sulla qualità dell’assistenza sanitaria italiana”: in un  volume di 195 pagine, la fotografia, realizzata in collaborazione con Agenas, della qualità dell'assistenza fornita, evidenziando le buone pratiche e proponendo una serie di valutazioni e raccomandazioni finalizzate a sostenere un ulteriore miglioramento della qualità delle cure (LINK). “Il bilancio che possiamo tracciare è indubbiamente positivo: il sistema sanitario italiano viene preso come esempio dagli altri Paesi, europei e non.così il Ministro Lorenzin alla presentazione del Rapporto - Ma non dobbiamo adagiarci sugli allori: abbiamo ben presenti le criticità e le sfide ancora da affrontare. Senza qualità non c’è Sanità: occorre dunque garantire che gli sforzi attuati per contenere la spesa sanitaria non mettano a rischio la qualità come principio fondamentale di governance. Dobbiamo sostenere le Regioni e Province autonome che presentano una infrastruttura più debole, perché siano in grado di erogare servizi di qualità come le Regioni più virtuose”.

Era il 2012 quando ha preso il via il progetto “Revisione OCSE della qualità dell’assistenza sanitaria in Europa”, progetto che si inquadra nelle attività di collaborazione del Ministero della salute e di Agenas con l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (LINK). Le revisioni della qualità condotte da Ocse rappresentano, infatti, un modo innovativo di scambiare le migliori esperienze fatte da amministratori e decisori nel tentativo di migliorare la qualità dell’assistenza sanitaria, attraverso il confronto sistematico tra i risultati ottenuti a livello nazionale/regionale ed i principali riferimenti internazionali identificati da Ocse. Un impegno di oltre due anni che possiamo così semplificare: si è costituito un Tavolo di lavoro misto (con i referenti del Ministero della salute e di Agenas), con un primo supporto di materiale scientifico e documenti, al fine di individuare i temi su cui concentrare l’indagine. Sono stati compilati, successivamente, questionari dell’Ocse molto dettagliati, sono seguiti incontri e “interviste” di approfondimento con i decisori politici a vario livello istituzionale, nazionale e regionale.

Quattro i capitoli di cui si compone l’indagine, quattro i grandi temi presi in esame: le politiche e le pratiche adottate per la qualità del Sistema sanitario; il ruolo delle cure primarie; la formazione; la valutazione e il miglioramento dei sistemi sanitari regionali. E se le prime due sezioni sono comprese in ogni Revisione dei Paesi aderenti all’Ocse, la terza e quarta - la formazione dei professionisti sanitari e la  qualità della governance in un sistema decentralizzato - sono stati definiti in sede di progettazione.

E il 15 gennaio all’Auditorium del Ministero c’erano tutti i dirigenti Agenas, i rappresentanti dell’Ocse, il Ministro Lorenzin e la Direzione della programmazione sanitaria.

In sintesi una buona performance quella del Ssn: “Gli indicatori di salute della popolazione italiana sono tra i migliori nell’area Ocse. L’Italia è al quinto posto tra in Paesi Ocse nell’aspettativa di vita alla nascita, 82.3 anni. I tassi di ricovero ospedaliero per asma, malattie polmonari croniche sono tra i più bassi dell’area e quelli di mortalità a seguito di ictus o infarto sono ben al di sotto della media Ocse”. Ma il tutto è  messo in discussione  dalle forti pressioni di contenimento della spesa degli ultimi anni e dalle profonde differenze regionali.

Tanti gli aspetti positivi sottolineati: una buona assistenza fornita ad un prezzo contenuto; il sistema delle cure primarie ha offerto  un’assistenza di alta qualità; passi importanti sono stati fatti verso un maggior coordinamento e integrazione dell’assistenza con la legge Balduzzi, che spinge alla creazione di reti di assistenza territoriale; buona l’assistenza fornita dal personale sanitario.

Ma è lungo anche l’elenco delle criticità: il risanamento delle finanze è divenuto priorità assoluta, nonostante i bisogni in fatto di salute evolvano rapidamente; il Ssn è caratterizzato da un alto livello di frammentazione e mancanza di coordinamento dell’assistenza erogata dai diversi professionisti. E ancora: l’Italia è un paese molto eterogeneo, sia dal punto di vista sociale che economico e tale eterogeneità si riflette sul sistema sanitario e le differenze regionali in termini di qualità dell’assistenza rimangono significative; la professione medica continua a basarsi sull’abilitazione e su sistemi di educazione continua in medicina relativamente poco impegnativi; l’infrastruttura informativa è insufficientemente sfruttata…

Quindi l’Italia si trova ad affrontare due importanti sfide: far sì che gli sforzi per contenere la spesa non vadano ad intaccare la qualità quale principo fondamentale di governance e sostenere le Regioni più deboli affinchè possano erogare servizi di qualità come le regioni con prestazioni migliori.

I suggerimenti da parte dell’Ocse non mancano. Si legge tra l’altro nel comunicato dell’Organizzazione: “Sono necessari sforzi per sostenere le regioni e le provincie autonome più deboli affinché possano erogare servizi di alta qualità. È necessario sviluppare un approccio più omogeneo ed ambizioso per monitorare e migliorare la qualità a livello nazionale. Un’infrastruttura informativa meno frammentata aiuterebbe a valutare meglio la qualità dell’assistenza sanitaria. Sarebbe opportuno sviluppare ulteriormente le responsabilità delle autorità nazionali, come ad esempio Agenas, il cui ruolo è di supportare le regioni e le provincie autonome”.

E il nome di Agenas abita, inevitabilmente, in numerose pagine del Rapporto in relazione alle varie aree di intervento. Solo a titolo di esempio, l’Ocse sottolineata l’importanza e l’eccellenza dell’Osservatorio delle Buone Pratiche, strumento fondamentale per la sicurezza del paziente, e invita a lavorare ad un programma di implementazione delle stesse.

Il coordinamento del progetto ha costituito per Agenas un’interessante occasione di confronto con i ricercatori Ocse e con i metodi e gli strumenti da essi utilizzati per operare revisioni esterne dell'assistenza sanitaria. Una partecipazione che, oltre ad un arricchimento delle esperienze e delle competenze, ha consentito la mappatura e la sistematizzazione  di tutti i riferimenti (normativi e programmatici) esistenti, ai diversi livelli, nel nostro Paese e dalla cui analisi è derivato un dettagliato stato dell'arte della qualità dell'assistenza sanitaria. Un risultato che rappresenta per tutti coloro che sono impegnati nella promozione della qualità delle cure prestate ai cittadini, un utilissimo punto di partenza per l'auspicabile messa in atto di interventi di miglioramento.

Come del resto ha evidenziato il Direttore di Agenas Francesco Bevere, nel corso dell’audizione presso la Commissione Igiene e sanità del Senato“è emerso come l’Italia abbia migliorato notevolmente la qualità dell’assistenza sanitaria negli ultimi decenni, anche se restano da affrontare molti nodi e sicuramente il più importante è quello della sostenibilità del sistema e, quindi, della sua stessa sopravvivenza”.

Per approfondimenti:

 

 

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