Responsabile scientifico: Marina Cerbo

Capofila: Agenas

Unità operative

  • Agenas: Marina Cerbo, Anna Maria Vincenza Amicosante, Antonella Cavallo
  • Regione Umbria: Alessandro Montedori, Francesco Cozzolino
  • AO Perrino - ASL Brindisi: Pierpaolo Mincarone, Carlo Giacomo Leo, Giuseppe Latini
  • ARES Puglia: Fedele Bonifazi, Emilio Chiarolla
  • CEIS - Tor Vergata: Federico Spandonaro, Daniela d’Angela, Barbara Polistena

Abstract

Vari organismi internazionali (AHOR, WHO) nel corso di questi ultimi anni, hanno stabilito l’importanza della diagnosi precoce della sordità infantile, definendo la necessità di sottoporre a screening tutti neonati entro il primo mese di vita, indipendentemente dalla presenza di fattori di rischio audiologico, con l’obiettivo di effettuare una diagnosi precoce entro il terzo mese di vita e il conseguente intervento terapeutico­riabilitativo entro il sesto mese. Deficit uditivi significativi alla nascita possono essere responsabili, non solo del mancato sviluppo del linguaggio, ma anche di difetti sul versante cognitivo e comportamentale. Esistono numerosi studi relativi all’efficacia di interventi precoci in termini di sviluppo del linguaggio, cognitivo e comportamentale, proprio sfruttando la plasticità neuronale caratteristica dei primi periodi della vita. Programmi di screening audiologico neonatale universale sono sempre più estesi in Europa e negli USA divenendo, in molti Stati, anche obbligatori. I dati relativi alla prevalenza dell’ipoacusia neonatale sono stati limitati dalla scarsa disponibilità di letteratura e di adesione volontaria alla survey, tuttavia a casistica relativa agli interventi terapeutici di impianto cocleare evidenzia, tra l’altro come circa il 50% dei 916 interventi nel 2010 sia effettuato in pazienti di età pediatrica. L’analisi della diffusione dello screening audiologico neonatale universale nelle regioni italiane evidenzia diverse modalità organizzative. La revisione sistematica sull’accuratezza diagnostica delle diverse tecnologie più comunemente impiegate, ha purtroppo evidenziato l’insufficienza delle evidenze a supporto di scelte preferenziali a favore delle EOA rispetto all’ABR, mentre la revisione sistematica dei diversi programmi di screening attuati a livello internazionale ha consentito di evidenziare gli elementi critici da affrontare nell’approntare un programma nazionale. Le caratteristiche di un programma di screening neonatale universale sono state delineate sulla base di Linee di indirizzo già predisposte dal Ministero della Salute. II modello elaborato per la valutazione costo-efficacia dello screening consente di rappresentare la variabilità dei costi associati al programma stesso in relazione alla diversità dei modelli organizzativi adottati nelle diverse regioni.

Stato della ricerca: concluso

Risultati della ricerca

Gli Allegati, non pubblicabili per l’eccessiva dimensione dei file, possono essere richiesti presso hta@agenas.it

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